Il merito è suo, tutto suo, perché la 296 Speciale fa qualcosa di radicalmente diverso da chi l'ha preceduta. Non ti urla in faccia quanto è cattiva, non ti ricorda ogni secondo il suo amore viscerale per cordoli e staccate al limite. Ci tiene semmai a dimostrarti che la velocità può ancora essere un piacere, non solo una prestazione da cronometrare. Insomma, in questo misto di numeri e poesia, efficacia e sentimento, è una notizia bellissima che qualcuno si ricordi del piacere di guida. Ed è così, che lei diventa la tua preferita. D'altra parte, con le supercar di oggi, il problema non è andare forte, ma godersi la performance. Che va assaporata, apprezzata dettaglio per dettaglio, pur senza perdere di vista la rotondità globale. In questo senso, la 296 pompata è davvero… speciale e, al volo, ti diventa ben chiaro che è la macchina ideale per ripassare l'intero kamasutra della guida.
In questo senso, sterzo e retrotreno sono i tuoi migliori alleati, e le loro qualità si amalgamano in una maniera che sfiora il divino. E il resto è un po' come il volante: nelle tue mani. Alle spalle, hai un asse che se decidi è di granito, ma se lo desideri scivola. E il passaggio dall'una all'altra condizione indicato da un limite che si mostra sempre senza nascondersi. Qualcosa che somiglia a uno stato di grazia. Una sensazione prepotente di leggerezza, facilità, vigore che non sfocia nell'onnipotenza, ma che ti fa immaginare che tutto sia a portata di mano e che nessuna andatura sia mai eccessiva. Insomma, la sensazione di avere tra le mani un fioretto con il quale non sbagli neppure se l'oroscopo dice che, oggi, hai Mercurio retrogrado.
All'incanto concorrono anche i sei cilindri meravigliosamente sdraiati rasoterra nel succitato retrotreno. Con buona pace dei direttori tecnici da tastiera, non sono otto e sono ibridi (plug-in, per un totale di 880 CV), ma finisci per amarli, architettura V6 compresa, perché contribuisce alla leggerezza. Oltretutto, sono esattamente quello che ti aspetti da una Ferrari, a cominciare dal fatto che, a te, si mostrano fieramente termici. Certo, puoi anche muoverti in modalità totalmente elettrica (e non tenterò di convincervi che questa stranezza dissonante ha del fascino, nel suo piccolo), ma per il resto ti stampano in faccia lo stesso sorriso di quando spalancavi con i V8. Anche meglio, perché, al di là della fredda categorizzazione tecnica, nella pratica non è un ibrido, ma un termico con un elettrico che serve a limare i limiti fisiologici del motore a combustione. In primis, la prontezza di risposta: dopo decenni di affinamenti meccanici per ridurre questo ritardo, qui il torque fill dei 180 cavalli elettrici lo azzerano riempiendo, appunto, gli istanti che seguono l'apertura della farfalla (dopo che avete riaperto il gas o cambiato marcia, non importa). Come dire che il vero compito dei cavalli elettrici non è rendere i 700 termici più numerosi, ma più scintillanti. E ci riescono alla grande.