Dagli smartphone alle automobili il passo è breve. Soprattutto se sei un marchio come Xiaomi – che, per inciso, spazia pure dagli spazzolini da denti elettrici ai televisori al plasma, dai dispenser automatizzati per sapone mani agli smartwatch – e nasci (nel 2010!) nel Paese dove tutto, o quasi, corre alla velocità della luce (la Cina). Il terreno, insomma, è fertile per dare i natali a un mezzo come la YU7. Volutamente ispirata al massimo del motorismo alle nostre latitudini, non rappresenta la semplice copia in carta carbone di qualcosa di già esistente. Parlare d'identità vera e propria è azzardato, però è indubbio che la YU7 manifesti una sua unicità.
Fende bene. Dal vivo, la Xiaomi YU7 è abbastanza imponente, ma – schiacciata com'è sulla strada – dissimula in modo piuttosto elegante i suoi 5 metri esatti di lunghezza (il passo arriva a 3). Al di là dell'estetica, ripresa un po' qui un po' là dalla migliore produzione del Vecchio Continente, lo studio sull'aerodinamica (il Cx dichiarato è pari a 0,245) è indiscutibile. Non soltanto grazie a prese d'aria e sfoghi nei posti giusti, ma anche, per esempio, alle maniglie delle porte a filo carrozzeria: devono essere spinte verso l'interno per poter sbloccare la serratura.
Le parli anche dall'esterno. La YU7 è realizzata con cura. Lo stile è minimal ma non troppo e i materiali impiegati fanno respirare l'aria rarefatta tipica delle macchine premium. In più, la cinese aggiunge alla ricetta un'abbondante dose di domotica (campo nel quale Xiaomi è molto forte) applicata all'autoveicolo. Le poltrone anteriori, rivestite di pelle Nappa, prevedono la posizione chaise-longue. E poi, puoi parlare alla macchina non soltanto attraverso i classici comandi vocali nell'abitacolo, ma pure quando sei fuori: così, se arrivi a piedi carico di borse della spesa, puoi chiedere alla YU7 di aprirti il vano bagagli. Davanti come dietro: il frunk (sotto uno dei cofani d'alluminio più grandi di sempre, da 3,11 metri quadrati) si solleva elettricamente e schiude un vano da ben 148 litri. Sommati ai 678 litri (dichiarati) del bagagliaio posteriore, è difficile non trovare il posto che serve.
Dettagli casalinghi. Altri confort domestici? Il piccolo frigobar che fuoriesce dalla parte posteriore del tunnel centrale (ci stanno fino a sei lattine), gli schienali del divano regolabili elettricamente nell'inclinazione, lo smartphone dedicato a chi siede dietro, sul tunnel: di fatto, è la plancetta per la regolazione della temperatura della zona posteriore e sì, essendo collegato via wi-fi al sistema, il telefono funziona anche se lo rimuovete dall'alloggiamento (che lo ricarica). E poi impianto audio made in Xiaomi con 25 altoparlanti, filtro Hepa (da 2,2 metri quadrati) per il clima, tetto panoramico elettrocromatico. Nella posizione di tutto “chiuso”, è scurissimo e ben più filtrante rispetto alle soluzioni oggi in commercio; il rovescio della medaglia è che, per passare da una configurazione all'altra, occorre attendere circa tre minuti.
Burocrazia. Il test drive è stato un po' particolare. Dopo aver atteso circa sei ore alla motorizzazione civile di Pechino per ottenere una patente di guida temporanea, ho scoperto che – con automobili non ancora targate – avremmo potuto guidare solamente all'interno di un'area privata. Nel nostro caso un resort (Aranya), a 150 chilometri dalla capitale. Una distanza che ho coperto comodamente sprofondato nella poltrona posteriore della YU7, e che mi ha consentito, se non altro, di apprezzare il confort di questa elettrica. Anche alle velocità autostradali non serve assolutamente alzare la voce per chiacchierare (i doppi vetri giocano un ruolo importante in questo, così come l'insonorizzazione dei passaruota e l'attento studio dell'aerodinamica) e le sospensioni con molle ad aria sanno essere piacevolmente morbide. Merito pure della raffinata architettura, poiché davanti c'è uno schema a doppio quadrilatero e dietro un multilink a cinque leve.
Breve e poco intenso. Passiamo alla guida. Il tratto di strada sarebbe anche piacevole - una decina di chilometri con manto in perfetto stato e con diversi tornanti – però il fatto è che bisogna andare piano (ci si può scapicollare fino a 70 km/h, come ricordano le due persone della Xiaomi che mi hanno accompagnato in macchina per tutto il tragitto) e che, semplicemente, è un lasso di tempo troppo breve per capirci qualcosa. Ma tant'è: nonostante i 690 cavalli e gli 880 Nm della YU7 Max, la top di gamma, posso affermare con ragionevole certezza che non siamo certo di fronte a una rivale della Taycan. L'elettrica sembra muoversi bene, i comandi (dal pedale del freno allo sterzo) restituiscono un feeling piacevole, ma quel che più colpisce, almeno dopo il breve test, è la sensazione di comodità: è quasi come essere in una bolla, perfettamente isolati dall'esterno. Bella e funzionale la strumentazione, inserita nella fascia sotto il parabrezza e completamente personalizzabile (un po' lo stesso sistema della BMW iX3, guidata qualche settimana fa a Miramas). Con il 93% della batteria agli ioni di litio da 101,7 kWh netti, l'autonomia indicata era di 533 chilometri. Ripristinabili a velocità record: in corrente continua, si parla di 480 kW, per un 10-80% in poco più di 10 minuti. A trovare la colonnina adatta, s'intende. Ma in Cina questo non è certo un problema.