“Prese dal panico per la carenza di terre rare, le Case auto sono disposte a pagare qualsiasi prezzo”: lo ha dichiarato alla Reuters Frank Eckard, Ceo della tedesca Magnosphere (produttore di magneti). Il problema, come noto, nasce dai dissidi fra Stati Uniti e Cina, con Pechino che ha reagito ai dazi di Trump imponendo forti restrizioni alle esportazioni nel mondo delle Rare Earth Elements, sempre più pervasive nelle componenti per le vetture. Misura che ha messo in seria difficoltà i costruttori a livello globale.
Similitudini. L'attuale situazione è per certi versi analoga alla crisi dei chip esplosa tra la fine del 2020 e il 2022: la pandemia del 2019 portò a un'impennata della domanda di dispositivi elettronici e alla paralisi del mercato dei veicoli, così che soprattutto il maggior produttore di semiconduttori (Taiwan) preferì vendere i microprocessori ai big dell'hi-tech, trascurando le Case auto. Queste, alla ripresa della domanda di macchine, si trovarono sostanzialmente prive di elementi essenziali alla produzione. E oggi, come allora, le aziende potrebbero produrre vetture senza determinati componenti e parcheggiarle in attesa della disponibilità di terre rare.
I numeri del Dragone. Un'alternativa al Celeste Impero? Una parola. Secondo la società di consulenza AlixPartners, la Cina controlla il 70% dell'estrazione globale delle Rare Earth Elements, l'85% della capacità di raffinazione e il 90% della produzione di leghe metalliche e magneti a base di terre rare. Lo stesso Eckard fa notare, partendo dalla crisi dei chip, come “nessuno ha imparato dal passato”, ossia a rendersi meno dipendente dall'estero. Inoltre, in base a un rapporto della Commissione Europea del 2024, il Paese della Grande Muraglia ha in mano il 50% della fornitura globale di 19 materie prime chiave, tra cui manganese, grafite e alluminio. Ci sarebbe il Regolamento 2024/1252 sulle materie prime critiche (Crma) dell'Unione Europea, ma Noah Barkin, consulente senior di Rhodium Group (think-tank statunitense focalizzato sulla Cina), sostiene che Bruxelles si sia mossa con troppa lentezza. E comunque, altre aziende che vendono terre rare non riescono a essere competitive, sotto il profilo delle tariffe, col Regno di Mezzo.