L'industria automobilistica globale trema per i dazi, le tensioni geopolitiche, la volatilità macroeconomica o l'aggressività dei cinesi. In Italia, però, c'è un pezzo importante del settore che non guarda al futuro con pessimismo, ma con la consapevolezza di avere un vantaggio competitivo non facilmente replicabile, men che meno dagli arrembanti costruttori del Dragone. Parliamo della Motor Valley, da oggi e fino a domenica alle prese con il suo festival, un appuntamento ormai annuale che ha l'obiettivo di mettere in luce le eccellenze di un distretto invidiato da tutto il mondo.
Un ecosistema di eccellenze. Al convegno inaugurale, nessuno dei rappresentanti delle principali realtà della valle dei motori emiliano-romagnola ha manifestato pessimismo. Il motivo? Semplice. Aziende come Ferrari, Lamborghini, Pagani o Dallara raggiungono risultati d'eccellenza perché hanno sede in un territorio che garantisce grandissimi benefici, in termini soprattutto di competenze meccaniche e ingegneristiche. "Stiamo vivendo un momento storico molto complesso: i dazi o le tensioni geopolitiche pongono sfide importanti", ha affermato il numero uno della Casa del Toro, Stephan Winkelmann. "Lamborghini è solida, ha raggiunto nuovi record e ha un posizionamento distintivo. Le nostre auto sono simbolo di prestazione, stile e innovazione. L'unione delle competenze tecnologiche e dell'artigianlità ci distingue come brand di eccellenza. E la Motor Valley è un ecosistema ricco di eccellenze", come la Lamborghini.
La storia non si compra. E che la valle dei motori rappresenti un unicum nel panorama mondiale l'ha voluto sottolineare anche Andrea Pontremoli, amministratore delegato della Dallara, ancor di più alla luce della sfida lanciata dalla Cina: "Il mondo si sta spostando verso l'innovazione, ma continua a cerca la storia e i cinesi la storia non la possono comprare", ha detto Pontremoli, ponendo l'accento sul valore di elementi distintivi della Motor Valley, tra cui le persone, le competenze specifiche, le relazioni interpersonali, la tipica socialità di emiliani e romagnoli e, soprattutto, la collaborazione tra le aziende di qualsiasi dimensione e rilevanza. Del resto, è ormai sempre più necessario "lavorare insieme per costruire il futuro e conquistare il mondo: vinceremo se lavoreremo insieme", ha avvertito il manager, sottolineando che "nessuna azienda è competitiva se non è competitivo il territorio: questa è la Motor Valley". Ecco perché non bisogna avere paura della concorrenza dei cinesi: "Noi non dobbiamo vederli come nemici, ma come strumenti per migliorare".
Patrimonio e innovazione. Dell'importanza della collaborazione ha parlato anche Benedetto Vigna, amministratore delegato della Ferrari: "I nostri risultati sono figli anche di chi collabora con noi. Siamo forti anche grazie a tutti coloro i quali lavorano con noi. I cinesi sono migliori su molti ambiti, ma è bene che ci sia la concorrenza perché ci spinge a fare sempre meglio", ha proseguito Vigna, ricordando una massima di Enzo Ferrari: "Mantenere viva la volontà di innovazione guardando, però, al passato". "In Ferrari non abbiamo paura di ciò che è nuovo e diverso", ha aggiunto il manager del Cavallino. Insomma, bisogna coniugare il patrimonio identitario costruito nei decenni con una forte propensione all'innovazione tecnologica. E così si possono affrontare le grandi sfide dell'oggi e del domani. Claudio Domenicali, Ceo della Ducati, non ha mancato di avvertire che la "competizione è perfetta ma servono le stesse regole, altrimenti diventa difficile vincere". Tuttavia, per Hannes Zanon, direttore generale della Pagani, la Motor Valley garantisce sempre "un vantaggio competitivo che dobbiamo mantenere perché ci consente di essere più resilienti rispetto ad altre aree. Tuttavia, non dobbiamo dare tutto per scontato e dobbiamo continuare ad alimentare questo vantaggio". Puntando, per esempio, sulla formazione continua e su nuove competenze negli ambiti più avanzati delle nuove tecnologie, come ha fatto la Lamborghini con l'ibridizzazione dell'intera gamma oppure con il lavoro sulla prima elettrica del Toro, un'opera per ora in ritardo perché, come ha spiegato Matteo Ortenzi, Product Line Director per la Revuelto, serve "coniugare il powertrain con il nostro dna e le richieste dei nostri clienti: bisogna innovare con coerenza ed è sbagliato fare qualcosa solo per seguire un trend".
Le speranze di Maserati. Insomma, sul territorio, che ha affermato Domenicali, ci sono "elementi di competitività difficilmente copiabili". E lo sa bene Santo Ficili, numero uno della Maserati, che da quando si è in parte trasferito a Modena per gestire il brand del Tridente, ha trovato "competenze" quantomai necessarie per ridare slancio alla Casa modenese. "É un momento difficile, ma abbiamo un piano di rilancio che coinvolgerà il territorio. Qui abbiamo grandissime competenze e tecnologie, a partire dal motore Nettuno", ha spiegato Ficili, aggiungendo che "a breve annunceremo le nostre intenzioni". Il piano, infatti, è quasi pronto, ma Maserati attende - giustamente - l'insediamento del nuovo amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, per poterlo presentare. A margine del convegno, il manager torinese non ha abbandonato il suo proverbiale ottimismo, ma non si è voluto sbottonare più di tanto. Modena e la Motor Valley saranno comunque centrali per rilanciare la Maserati e dare forma a un polo del lusso che potrebbe fare leva proprio sulle eccellenze della valle dei motori. D'altro canto, come ha affermato Pontremoli, "abbiamo la fortuna di essere qui, sfruttiamola". E Ficili lo sa bene visto la Motor Valley è un simbolo di quel "made in Italy" che per Maserati è "fondamentale".