Europa giù fino al 2030, ma anche la Cina rallenta


Data inizio: 07-05-2025 - Data Fine: 07-07-2025


Foto (1)

Dopo decenni di espansione, nel prossimo quinquennio il settore automotive mondiale non crescerà più. E in questo scenario di stagnazione mondiale l'Occidente, ossia Europa e Nord America, perderà progressivamente terreno. Queste, in estrema sintesi, le prospettive delle quattro ruote contenute nello studio di Bain & Company “Navigare nella nebbia. Il futuro incerto dell'automotive”, illustrato oggi a Milano nel corso della presentazione del 24° rapporto Aniasa sull'industria dell'autonoleggio, della sharing mobility e del digital automotive.

Giù Europa e Nord America, si ferma la Cina. Uno studio che ridefinisce completamente la geografia dell'auto finora conosciuta. Se infatti nel periodo 2001-2017 l'Asia, e in particolare la Cina, ha guidato la crescita globale (in media, +3,3% all'anno), oggi lo scenario è profondamente cambiato: per il periodo 2017-2030, infatti, si prevede un'espansione mondiale di appena lo 0,2%. In pratica, il Dragone, la cui crescita sarà di appena lo 0,3%, smetterà di trainare il resto del mondo, zavorrato, a sua volta, dai mercati maturi dell'Europa (-0,6%), del Nord America (-0,4%) e di Giappone e Corea (-1,2%). Una certa espansione è prevista solo nell'Asia meridionale (+2,7%) e, in misura minore, nel Sud America (+1,5%).

Per l'Europa un “buco” di 15 milioni di veicoli. C'è un indicatore molto evidente del declino dell'Europa e degli Stati Uniti. Rispetto alle previsioni fatte appena tre anni fa, entro il 2028 l'Europa avrà un gap di circa 15 milioni di veicoli e il Nord America seguirà un trend analogo, con uno scarto negativo di 7,5 milioni di unità. Queste cifre, ha sottolineato Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company e autore dello studio, testimoniano un rallentamento strutturale della domanda che rischia di compromettere la sostenibilità di molti costruttori, specialmente quelli con maggiore esposizione su questi mercati.

I dazi colpiranno soprattutto i tedeschi. A complicare ulteriormente lo scenario, si aggiungono le tensioni commerciali tra i grandi blocchi economici. Secondo Bain & Company, le Case tedesche sono tra le più esposte, con circa metà dei propri volumi a rischio: devono affrontare contemporaneamente la stagnazione in Europa, la perdita di slancio in Cina e le barriere doganali imposte dagli Stati Uniti. Per i costruttori giapponesi e coreani, invece, il problema riguarda soprattutto il mercato americano, dove sono fortemente presenti, ma vulnerabili ai dazi.

In Italia l'auto resta centrale, ma non si compra più. Infine l'Italia. Come di consueto, lo studio si sofferma anche sulle abitudini di mobilità degli italiani. Da cui emerge un deciso ritorno all'uso dell'auto privata come mezzo principale per gli spostamenti che però non si traduce in un aumento delle vendite di nuove vetture. Semmai è l'usato a crescere, a testimonianza del disorientamento causato da normative complesse e prezzi in continuo aumento. Ed è soprattutto il prezzo il fattore discriminante secondo Bain, al punto da rappresentare la prima ragione (lo evidenzia il 35% della platea dello studio) per l'acquisto di modelli cinesi o asiatici.




Contattaci per maggiori informazioni